Alberto Bazzoni - Scultore - (Salsomaggiore - San Nicomede, 24 marzo 1889 – Milano, 23 settembre 1973) - Alberto Bazzoni è stato uno scultore italiano. Tra il 1908 e il 1913 frequenta l'Accademia di Belle Arti di Parma. Nel 1907 il Comunale di Salsomaggiore aveva stanziato per la sua ammissione lire 150 annue portare nel 1910 a 180 lire. Finiti gli studi espone a Salsomaggiore un opera di grandi dimensioni "La fatica del lavoro umano". A Parma ottiene la medaglia d'oro con il busto dell'entomologo Camillo Rondani. Partecipa alla Prima Guerra mondiale e al ritorno realizza i monumenti ai caduti di Fidenza, Salsomaggiore, Bardi, San Pancrazio, San Martino, Reggio Emilia, Viadana, Montecchio a Gualtieri il monumento dedicato agli eroi Di Passo Buole distrutto durante la seconda guerra mondiale. Nel 1920 partecipa ad una esposizione svolta nell'edificio scolastico di Salsomaggiore, dove il Comune delibera l'acquisto di una statua "L'adolescente che si risveglia" e di un acquerello dal titolo "La famiglia del morto" per l'ammontare di lire 2000 più 1000 per la fusione. Si trasferisce a Milano dove nel 1926 prosegue la sua attività di scultore. A Milano scolpisce la statua di Sant'Agostino per il Duomo, la tomba della moglie Bianca Ziveri Bazzoni (prematuramente deceduta il 18-9-1930) al Cimitero Monumentale, e una serie di statue e bassorilievi alla Stazione di Milano Centrale. Nel 1928 il Ministero della Pubblica Istruzione gli da l'incarico di decorare il salone della biglietteria e della sala Reale della stazione di Milano.
Il 1 luglio 1931 giorno dell'inaugurazione della stazione di Milano Alberto Bazzoni era presente. L'attività artistica del Bazzoni venne riconosciuta anche a Parigi dove rimane fino alla scoppio della seconda guerra mondiale, producendo piccoli bronzi per collezionisti privati. Dopo la moglie perde anche il figlio in guerra. Ritorna a Parigi dal 1946 e nel 1950 di nuovo a Milano.
Alberto Bazzoni - Gazzettino Balneare - Anno IX dell'Era Fascista - Salsomaggiore - 22 agosto 1931
Salsese di nascita e d’origine, Alberto Bazzoni è figlio del popolo e delle sue opere. Solo a vederlo si sente che, egli è uomo fuori del comune. Robusto di corpo, non basso né eccessivamente alto, porta, sostenuta d’un collo che ha dell’atletico, una testa dai lineamenti espressivi: mascelle quadrate, naso piccolo ben marcato, occhi celesti dallo sguardo profondo, fronte alta ben modellata. Il tutto emana energia e volontà, cui non fa difetto la genialità. Nessuna meraviglia, dunque, se a diciotto anni, da garzone di muratore, si mette a studiare, intramezzando il lavoro con lo studio, spesso rubando le ore al sonno. Va all’accademia delle belle arti di Parma, poi a Firenze, infine a Roma. A scuola studia, presso i più celebri scultori del tempo lavora: là si forma la cultura, qui impara la tecnica. Ed eccolo scultore. Il primo passo è fatto. Ora occorre affrontare l’avvenire. La preparazione non gli manca, è vero; ma il cammino dell’arte non è facile e le difficoltà da superare sono tante. Raggiungerà la meta? Avanti alla prova.
La guerra, che egli fece, lo colse all’inizio della sua carriera, ma non si può dire che gli abbia nuociuto. Sembra, anzi, che gli sia stata utile, perchè diede al suo carattere, fortemente volitivo, la maturità. Lo dimostrano, per citare i maggiori dell'immediato dopoguerra, il monumento dei caduti di Salso che a Milano vince il premio Fumagalli, quello di Gualtieri che gli fa guadagnare la medaglia d’oro del ministero della pubblica istruzione, quello di Reggio Emilia primo classificato in confronto di tanti altri.
Nell’arte Alberto Bazzoni si inspira ai classici. La materia, sia essa cera o creta, marmo o bronzo, sotto le sue mani acquista vita e diventa palpitante come se avesse un’anima. Le sue figure, plasmate con pollice sicuro, son piene di vita: nelle grandi c’è la forza, nelle piccole la gentilezza; tutte sono di proporzioni mirabili.
Quanti sono i suoi lavori disseminati specialmente nell’Emilia e nella Lombardia? Molti. Comunque non è il numero che conta, bensì la qualità. Ed a giudicare della qualità, egli ha vinta la sua battaglia, creandosi con i sacrifici e la tenacia un solido piedistallo.
Ciononostante Alberto Bazzoni rifugge dagli onori e se ne sta quasi appartato. A lui, modesto d’indole, basta poter soddisfare la sua sete d’arte. Ma se egli non va in contro a nessuno, gli altri vanno in contro a lui, specialmente ora che la sua fama sì è allargata al di là delle nostre frontiere. La spinta gliela ha data la grandiosa decorazione del salone dei biglietti della nuova stazione ferroviaria di Milano, mirabile lavoro che ha già una cospicua letteratura in tutte le lingue. Qui ci si accorge quale artista egli sia e quale maturità abbia raggiunto. Il pannello in bassorilievo che, negli episodi principali, fa la storia di Roma dallo sbarco di Enea, le gigantesche statue in travertino, che sorreggono il soffitto e i due quadri delle costellazioni non possono non essere ammirati. Senza contare la decorazione, pure in bassorilievo, della saletta reale, raffigurante la storia della stirpe sabauda; decorazione concepita in una notte ed eseguita in venti giorni. Ma con tutto questo Alberto Bazzoni non è felice, che i suoi occhi sono spesso velati di lacrime. Piange la perdita della sua compagna adorata, la buona signora Bianca, la mamma dei suoi figlioli, che gli fu di guida nei momenti più difficili. Varrà la gloria a rimarginare la sua ferita?
Ego.
Tratto da
Aqua Salus Silvia Cabassi
Gazzettino Balneare - Anno IX dell'Era Fascista - Salsomaggiore - 22 agosto 1931
Altre informazioni nel sito http://www.albertobazzoni.it curato dalla figlia dell'artista, Maria Teresa Bazzoni e dal nipote Bruno Bazzoni.
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